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The Fighting Filipinos - Cultura Marziale Filippina

Negritos – Cultura Marziale Filippina

di Andrea Rollo

Le Isole Filippine sono un arcipelago del sud-est asiatico formato da ben 7106 isole e caratterizzato dall’esistenza di circa 500 dialetti linguistici differenti per più di 100 gruppi etnici distinti. Tale frammentarietà si rispecchia nella grande varietà di metodi di lotta e arti da combattimento che caratterizzano la cultura marziale filippina.

Le tribù Negritos (così vennero chiamati gli indigeni dai Conquistadores spagnoli nel XVI secolo) praticano tutt’oggi arti millenarie come l’uso della cerbottana ed il tiro con l’arco; su alcune isole sopravvivono discipline di lotta native come il Dumog, il Buno, il Bultong, il Layug, il Pantok e molte altre, praticate in diverse occasioni e per svariati scopi tra cui, ad esempio, momenti di svago e festa o per risolvere una disputa territoriale tra due individui, come nel Bultong, in cui, prima di combattere, i due avversari invocano gli spiriti dei propri antenati affinché la vittoria sia assicurata al reale possessore della terra o, comunque, a chi dei due abbia ragione.

A queste rudimentali arti marziali si affiancano però altri sistemi e discipline da combattimento più elaborati ed in continua evoluzione, conosciuti complessivamente con la sigla FMA ovvero Filipino Martial Arts.

Tra queste, il più conosciuto è sicuramente il Kali Arnis Escrima. Gli studiosi e praticanti di arti marziali filippine discordano sul significato di questi tre termini: secondo alcuni indicano la medesima arte marziale, altri vi associano differenze tecniche e stilistiche legate a fattori geografici o storici (“Arnis” al Nord, influenzato dal modo di combattere dei pirati Cinesi e Giapponesi; “Escrima” o “Eskrima” al centro, in cui è evidente il contagio della scherma occidentale durante l’occupazione spagnola e “Kali” al sud, condizionato dalle vicine arti malesi e indonesiane),  per altri ancora il termine “Kali” indicherebbe l’“arte madre” antecedente al periodo coloniale mentre “Arrnis” ed “Escrima” sarebbero il prodotto dell’influenza della scherma spagnola sull’arte nativa.

Recenti teorie sull’origine dell’escrima attribuiscono agli spagnoli un ruolo molto più importante, non limitato ad una mera influenza tecnica, bensì riguardante la vera e propria creazione di tale arte marziale. In sintesi, le tecniche di scherma occidentale insegnate dai frati spagnoli ai nativi che vivevano lungo le coste per permettergli di difendersi dagli attacchi dei pirati moros e l’addestramento delle truppe ispanico-filippine da parte dei soldati spagnoli si adattarono alle armi tradizionali presenti in loco come machete e altri attrezzi da lavoro creando così l’escrima o eskrima (l’alfabeto filippino Abakada non prevedeva la lettera “C”), termine chiaramente derivante dalla parola spagnola “esgrima”.

Queste nuove ipotesi sembrerebbero delineare una posizione esattamente contraria a quanto affermato fino ad oggi, secondo cui, gli autoctoni filippini,  in seguito al divieto delle autorità spagnole di praticare ogni forma di sport e di portare al seguito armi da taglio, furono costretti, da una parte, ad occultare le tecniche di combattimento in danze e spettacoli teatrali chiamati Komedyas e, dall’altra, a sostituire le armi da taglio con i bastoni.

Comunque sia, resta il fatto che, a prescindere dalla sua natura, sia essa indigena o di importazione spagnola, il Kali Arnis Escrima si è sviluppato nell’arcipelago filippino per opera dei filippini divenendo, nel corso dei secoli, un’arte marziale efficace e pragmatica, dimostratasi spesso utile in battaglie, guerre, rivoluzioni e lotte per l’indipendenza ed oggi diffusa in tutto il mondo ed in grado di adattarsi alle esigenze della società moderna.

Molti corsi di protezione VIP e sicurezza, difesa personale o anti-aggressione femminile così come i metodi di combattimento corpo a corpo di eserciti e forze armate in tutto il mondo si basano infatti su tecniche, movimenti e principi propri di tale disciplina.

La particolare conformazione geografica delle Isole Filippine e un metodo di insegnamento familiare della tecnica marziale, tramandata di padre in figlio, hanno contribuito alla creazione di numerosi sistemi, la cui popolarità è spesso legata alla storia, agli aneddoti e alle vicissitudini dei loro maestri e fondatori.

Nel vasto repertorio di arti marziali filippine meritano di essere trattate distintamente tre particolari discipline: il Sikaran, il Kuntao ed il Silat.

Il Sikaran è un’arte marziale originaria della provincia di Rizal e antecedente all’arrivo degli spagnoli nel XVI secolo, nata come passatempo dei contadini durante la celebrazione di festival per un raccolto abbondante o al termine di una giornata lavorativa. La competizione consisteva nello spingere il proprio avversario all’esterno di un cerchio segnato nel terreno utilizzando esclusivamente i calci. Nel moderno Sikaran, i movimenti delle braccia e delle mani, che servono solo a parare e difendersi, derivano dall’utilizzo dei bastoni nell’Arnis. Sebbene il Sikaran venga praticato a livello sportivo come disciplina a se stante, oggi, la maggior parte dei praticanti di FMA utilizza tale termine per indicare l’“arte di calciare” del Kali Arnis Escrima. Allo stesso modo,  i nomi delle lotte native “buno” e “dumog” sono entrate a far parte del lessico di molti sistemi di Kali Arnis Escrima per indicare la lotta (completa, in piedi o a terra a seconda del sistema).

Il Kuntao o Kuntau è un’arte marziale diffusa nelle Filippine ed in altri paesi del sud-est asiatico come Malesia, Indonesia e Singapore dalla comunità cinese dell’arcipelago indo-australiano. Nelle Isole Filippine è conosciuta anche con il nome Kuntaw. In generale è possibile affermare che Kuntao e Silat si siano influenzate a vicenda tanto che è ormai molto difficile distinguere nettamente le due discipline.

Il Silat, infine, è un arte marziale i cui stili sono spesso basati su tecniche e movimenti aggraziati ispirati alle tecniche di difesa di diversi animali e perfezionati attraverso delle forme o danze. Nid Anima nel suo libro “Filipino Martial Arts” cita tre individui appartenenti alla tribù Bugis delle isole Celebes come i responsabili della diffusione del Silat a Mindanao nella seconda metà del XIX secolo (in base alla prima fonte storica documentata sull’argomento) sebbene afferma la possibilità che un altro maestro della stessa tribù sia giunto nelle Filippine “molto prima”. Mark V. Wiley, invece, nel libro “Filipino Martial Culture” colloca l’arrivo del Silat a Mindanao e nell’Arcipelago di Sulu nel XIII secolo, parallelamente all’introduzione nelle Filippine meridionali della religione musulmana. Il Silat è molto diffuso in Indonesia e Malesia ma praticato anche a Singapore, Brunei e nelle aree meridionali di Vietnam e Thailandia.

Come anticipato brevemente pocanzi parlando del doppio significato del termine “Sikaran” o della reciproca influenza tra Silat e Kuntao, è facilmente intuibile come  la coesistenza nell’arcipelago di diverse arti marziali abbia portato alla nascita di sistemi misti, quali ad esempio l’Arnis Sikaran, il Kali Silat o l’Arnis Kuntaw. A questi vanno inoltre aggiunti i sistemi originati dalla fusione delle arti filippine con altre arti marziali asiatiche. Un esempio su tutti la Yaw-yan, arte nata dall’esperienza di Napoleon A. Fernandez in diverse discipline orientali, che rappresenta la più efficace espressione del Kali Arnis Escrima a mani nude e che, nella sua sfaccettatura sportiva, è molto simile alla Muay-Thai.

Lo sviluppo ed il perfezionamento di tutti questi metodi di combattimento, la maggior parte dei quali specializzati nell’uso dell’arma bianca, è conseguenza dell’enorme varietà di armi da taglio ed utensili da lavoro con lama diffusi nelle Filippine dove, ancora oggi, tagliatori di cocco ambulanti, agricoltori e delinquenti portano al seguito machete e coltelli. Le Isole Filippine vantano infatti un’antica tradizione della forgiatura, che spazia dai fantastici kriss musulmani con lama ondulata del sud ai balisong del nord, l’arma filippina più diffusa nel mondo e conosciuta in occidente come “butterfly” o “coltello a farfalla”.

Guerriero filippino di etnia GaddanLa cultura marziale filippina non è comunque limitata esclusivamente alle tecniche e ai metodi di combattimento ma invade anche altri aspetti della vita sociale e della collettività. Ancora oggi i non esperti, non praticanti o studiosi di arti marziali, possono facilmente apprezzare la tradizione guerriera del popolo filippino osservando danze marziali e festival popolari diffusi lungo tutto l’arcipelago, il cui tema principale è spesso la rievocazione di battaglie o l’esaltazione della gesta di eroi del passato. Oltre a tali eventi socio-culturali che interessano gran parte della popolazione filippina, numerose tribù indigene custodiscono le proprie radici in leggende, credenze mistico-religiose o cerimonie rituali, tra cui, ad esempio, quelle che ricostruiscono le spedizioni effettuate fino a pochi decenni fa dai famigerati “cacciatori di teste”.

Purtroppo, la lotta in atto contro il governo centrale per l’indipendenza dell’isola meridionale di Mindanao e la pirateria ancora oggi largamente diffusa nell’Arcipelago di Sulu sono, invece, testimonianze attuali di uno spirito guerriero e dell’abilità nell’uso delle armi, oggi da fuoco ma un tempo esclusivamente bianche, dei guerriglieri e pirati filippini.

Per concludere, la locuzione “cultura marziale filippina” abbraccia una vasta gamma di argomenti che intreccia le arti e i sistemi da combattimento nativi e moderni, i maestri e la loro storia, le armi e la tecnica, la pirateria e la “caccia alle teste”, le leggende e gli eroi, le tribù guerriere indigene e le espressioni sociali folkloristiche quali danze e festival marziali.

Rivista “Samurai” n. 35 Nuova Seria Anno IX – Maggio 2014
 

Negritos - Cultura Marziale Filippina

 

L’immagine in evidenza ritrae il poster The Fighting Filipinos” disegnato nel 1943 da Manuel Rey Isip

 

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29 Ott, 2016

Storia

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