Una versione più piccola del Kampilan, molto diffusa tra le tribù meridionali Bagobo e T’boli, viene volgarmente definita KAMPILAN BOLO. Quest’ultima veniva spesso utilizzata dalle guardie del corpo dei Datus, l’uomo più ricco e di rango elevato della tribù a cui era riservato il tradizionale Kampilan di dimensioni maggiori.

Le spade (o sudeng) T’boli, nella zona meridionale della provincia di Cotabato intorno al lago Sebu, sono tra le più belle armi filippine: hanno un’impugnatura e una guardia gettate in un unico pezzo di rame od ottone realizzato utilizzando il metodo di fusione a cera persa (o microfusione) o costruite utilizzando un tipo di legno legno duro chiamato bialong e lunghe lame forgiate con cura dai fabbri del luogo riciclando materiale metallico come, ad esempio, vecchi gong rotti o recuperando metallo da altre fonti come, ad esempio, gli ammortizzatori in acciaio dei camion abbandonati.

Inoltre, lame e impugnature sono spesso decorate con motivi geometrici e, a volte, le lame vengono intarsiate di rame o ottone.

Le custodie, infine, sono rettangolari e di legno, anch’esse spesso decorate con disegni geometrici e avvolte agli abiti con una fascia. Le più recenti presentano bande metalliche. Occasionalmente, due o quattro sporgenze in legno o metallo si protraggono dalla parte terminale del fodero, simili alle custodie delle spade della tribù Bagobo.

Tali armi vengono utilizzate anche per tagliare gli alberi in quanto presentano una lama quasi impossibile da rompere.

I diversi tipi di sudeng si chiamano lanti se l’impugnatura è in ottone ed è decorata con disegni geometrici e catenelle di circa 5 cm alle cui estremità sono attaccate campanelle da falconiere chiamate tnoyon (o tnoyong), kafilan se la lama presenta la caratteristica doppia punta all’estremità, utilizzata come utensile e arma; tedeng se privo di decorazioni mentre Tok è la versione cerimoniale altamente decorata. Quest’ultimo ha una lama di circa 60-70 cm affilata da un solo lato e decorata con motivi geometrici; l’impugnatura riccamente ornamentata è abbellita da catenelle con campanellino finale; la custodia, fatta in legno e tenuta insieme da tre o quattro bande metalliche, è spesso caratterizzata da un incisione geometrica sulla superficie nera, risaltata dal naturale colore chiaro del legno stesso.

Armi di qualità pari a quelle T’boli erano le antiche spade dei Bagobo, ricercate e ambite dalle altre tribù Lumad. Nello specifico il Kampilan bolo dei Bagobo viene chiamato Palihuma. Le lame, generalmente d’acciaio laminato della lunghezza variabile dai 40 ai 60 cm circa, infatti, venivano occasionalmente realizzate in acciaio damasco.
Le else di tali spade hanno un design caratteristico, ovvero l’impugnatura è in ottone gettato e la guardia dai disegni geometrici, entrambe sono realizzate con il metodo di fusione a cera persa (o microfusione). Inoltre l’elsa termina con un pomolo in legno duro, largo, liscio, curvo verso il basso e che presenta intagli laterali. Nella parte inferiore del pomolo in legno sono spesso attaccate catenelle in ottone con campanelli da falconiere. Inoltre, alla fine del pomolo si trova spesso una piccola protuberanza cilindrica in ottone che può essere decorata con perline rivestite di resina nera. La guardia è ottogonale con una piccola estensione in ottone a forma di uncino sopra la custodia per mantenere in asse la spada.
Le custodie sono realizzate in legno con parti scolpite, a volte intarsiate con vari metalli. Il legno è invece tenuto insieme da strisce di rattan e tessuto. La parte terminale della custodia può essere quadrata o appuntita, spesso con due o quattro protuberanze in legno o ottone.

 

 

I Matigsalog della provincia di Budiknon, infine, chiamano tale arma Bangkung. Il termine “Managkebew” indica invece l’arma provvista di fodero utilizzata quale ornamento indispensabile degli abiti formali maschili.