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Talibong

Bambino filippino vestito da Pulahanes impugna un Talibong

Arma da taglio comunemente utilizzata dai filippini cristiani di Cebu nelle Visayas ma apparsa anche nel nord delle Filippine e utilizzato principalmente dalle donne durante l’ultimo periodo dell’occupazione spagnola e la prima parte del regime americano.

La sua lunghezza varia da quella di un coltello fino alle dimensioni di una spada, l’elsa può essere in legno, corno o osso mentre la fodera è generalmente in legno adornata con elementi metallici o in pelle. Infine, il talibong può eventualmente essere decorato con incisioni su elsa e fodera.

Caratterizzato da una lama generalmente più pesante di quelle delle altre armi filippine con una pancia molto accentuata e una punta allungata per favorire la penetrazione, il talibong (o talibon) veniva usato per la caccia, sia nella fase di ricerca della preda per sfoltire la vegetazione che in seguito alla sua uccisione per il macello.

Allo scopo di ottenere un’arma adatta al combattimento, l’impugnatura (che garantisce all’arma il suo tipico design concavo in quanto leggermente angolata verso l’interno) venne modificata dai filippini in epoca spagnola realizzando una guardia per proteggere le dita.

Il talibong, spesso chiamato erroneamente Garab (dal quale differisce per l’impugnatura meno angolata) ha anche altri nomi, tra i quali Visayan, Pulahan e Dios Dios, legati alla fazione rivoluzionaria filippina partecipante alla rivolta anti-spagnola, i cui membri, vestiti di rosso, erano armati appunto di Talibong.

Nel suo libro “Jungle Patrol: The History of the Philippine Constabulary”, Victor Hurley descrive nel dettaglio i talibong dei Pulahanes sequestrati dagli uomini del Philippine Constabulary sotto la guida del Capitano Cary Crockett: “grandi lame a forma crescente appesantite verso la punta. I coltelli erano senza guardia, e i manici erano in corno di Carabao ampiamente incastonati con argento. Le lame erano affilate come rasoi. Questi erano i talibong degli uomini di montagna – i grandi bolos da combattimento dei montanari fanatici.”

Oltre ad essere usati in guerra, vi sono testimonianze riguardanti i Pulahanes e l’impiego di tale arma in duello. Il dottore in fiolosofia Henry F. Funtecha, nella sua rubrica “Bridging the Gap” pubblicata da “Iloilo Views” scrive che che il leader Pulahan Macario Lukso morì in un combattimento uno contro uno armati di Talibong: “Sfortunatamente, Lukso fu ucciso da Boni Palomar, un uomo eroico ugualmente bravo, in un duello con il talibong (lungo e affilato bolo da combattimento)”.

Il termine “Talibong” nella lingua Hiligaynon (o Ilonggo) viene utilizzato in senso generale per indicare i bolo; le tribù Igorot di Luzon con il termine “Talibon” indicano invece una corta spada con la lama affilata da entrambi i lati.

Herbert W. Krieger nelle tavole del “La collezione di armi e armature primitive delle Isole Filippine” custodite presso il Museo Nazionale degli Stati Uniti d’America definisce con il termine “talibong” alcuni panabas (“parangs” è il termine usato nella tavola originale) dalla forma particolare.

In realtà, il parang è un utensile o arma malese equivalente al machete o bolo filippino costruito manualmente per generazioni dai Bajaus di Sabah nel Borneo quando Sabah faceva parte del Sultanato di Sulu, il quale, sebbene mai riconosciuto dal governo filippino, era stato inserito nelle carte dell’arcipelago dal dittatore Ferdinando Marcos. E’ usato per l’agricoltura, per tagliare la carne e per sfoltire la fitta vegetazione della giungla.

 

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admin

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06 Apr, 2016

Armi da taglio

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