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Kung Fu Life – Intervista Esclusiva Andrea Rollo Campione mondiale di Kali FilippinoAndrea Rollo – L’intervista di Cristian Gosti

Nato a S. Pietro Vernotico (Brindisi) 29 anni fa e cresciuto a Lecce, Andrea Rollo è stato 2 volte campione mondiale di Kali Filippino. Nel 2008 è stato nominato “miglior atleta”, ed è tutt’ora in testa alla classifica del 2012.
Inizia a praticare boxe e kick boxing, successivamente si avvicina alla muay-thay ed al kali, che divanta la sua strada quando conosce Jorge e Autenciano Miranda Jr.
Attualmente vive e si allena a Roma.
Per il numero 4 di Kung Fu Life abbiamo intervistato Andrea Rollo, che ci ha parlato di se, del Kali Filippino e delle sue idee sulle arti marziali.

1. Partiamo non dal principio, ma da oggi … sei campione mondiale di Kali Filippino.Kungu fu life - intervista Andrea Rollo

Due volte campione del mondo – specialità stickfighting – in tre categorie di peso differenti, light-weight nel 2008, middle e heavy-weight nel 2011, entrambe a Manila, Filippine.

Campione italiano 2007 e 2011, miglior atleta italiano 2008, attualmente in testa alla classifica 2012 – specialità doppio bastone, bastone singolo e coltello.

2. Da quanto tempo pratichi arti marziali?

Ormai 16 anni. Iniziai pugilato e kick-boxing nel 1996 a Lecce. La passione per il combattimento in tutte le sue sfaccettature, mi portò in seguito a ricercare l’efficacia delle tecniche in diverse discipline, tra le quali muay-thai, submission grappling e kali.

3. E alla fine hai scelto le arti marziali filippine.

La pratica delle arti marziali filippine, intrapresa dapprima come anello mancante per integrare quanto appreso nel combattimento a mani nude, diventa unica materia di studio a Roma, dove conosco due maestri filippini, Jorge e Aurtenciano Miranda Jr, capiscuola del Kali Istukada Miranda System, sistema di combattimento di famiglia, che partendo dallo studio di armi da taglio e bastoni arriva al panantukan (boxe filippina), al sikaran (l’arte di calciare), al trangkada (leve articolari), al buno (lotta in piedi) e al dumog (lotta a terra).

4. Se dovessi sintetizzarli come descriveresti i principi fondamentali del Kali?

Conosciuto anche come arnis o eskrima a seconda della regione geografica in cui si pratica, il kali è un’antica arte marziale originaria dell’arcipelago filippino specializzata nel combattimento armato.

Principio cardine del kali, in cui si nasconde la sua vera essenza, è appunto la trasferibilità delle tecniche e dei concetti del combattimento armato a quello a mani nude di cui ne rappresenta il naturale e logico sviluppo. Molti pensano erroneamente che il kali sia solo bastoni, altri invece scindono il kali dal panantukan insegnandoli addirittura in orari diversi come discipline a sé stanti ma tutto ciò non ha alcun senso, si perde così l’essenza del kali. A ciò è strettamente legato l’utilizzo di qualsiasi oggetto della vita di tutti i giorni (chiavi, penne, occhiali….) quale strumento di difesa.

Peculiarità dell’Istukada Miranda è l’importanza di saper attaccare per potersi difendere. Per intenderci, per poter disarmare un avversario armato di bastone bisogna saperlo maneggiare, per sopravvivere ad un attacco di coltello bisogna conoscere i punti vulnerabili del corpo umano, per poter parare un pugno bisogna saperlo sferrare e così via.

Ultimo, ma non per importanza, il principio secondo cui il kali si adatta alla persona e non il contrario. Una ragazza esile e minuta, ad esempio, non potrà usare le stesse tecniche di un uomo alto e grosso. In sostanza nel kali ognuno impara ad usare le proprie peculiarità x trarne il massimo vantaggio.

5. Hai vinto un campionato mondiale. Come si arriva ad un campionato del mondo di kali filippino?

Per far parte della nazionale italiana e avere la possibilità di partecipare al campionato del mondo, bisogna piazzarsi nei primi posti della classifica nel campionato italiano su 3 tappe organizzato dalla World Arnis Organization Italia in collaborazione con il World Fighters Council di Franco Scorrano. I migliori atleti, saliti sul podio durante le competizioni sul territorio nazionale, vengono quindi selezionati dal M° Rodelo Ubaldo, responsabile del settore sportivo per WAO Italia, in base alla somma dei risultati raggiunti nelle varie tappe.

6. Come si svolgono le competizioni di Kali?

Essendo un’arte marziale così ampia e completa vi sono diversi tipi di competizioni (doppio bastone, spada y daga, panantukan, sikaran..) comunque la disciplina madre è il “single stick”, incontri con un bastone di circa 70 cm.

La vecchia concezione di proteggersi il corpo con un’armatura pesante e goffa che limita i movimenti per utilizzare bastoni di legno, ancorché dal diametro notevolmente ridotto, è stata superata dall’idea di imbottire l’arma lasciando totale libertà di movimento agli atleti, le cui uniche protezioni obbligatorie diventano caschetto e conchiglia.

Il concetto alla base dell’assegnazione dei punti durante un incontro di kali, è legato ai tradizionali “death matches”, incontri senza regole o su scommessa che si svolgevano nelle Filippine, fino agli anni 40 quando vennero vietati dal governo. Spesso tali “duelli” duravano pochi minuti, o addirittura secondi, poiché era sufficiente un colpo forte e ben assestato, per prevalere sull’avversario. Tutto ciò, affianco alla necessità di ottenere combattimenti chiari e non disordinati senza dover ricorre al sistema del “punto-stop”, ha portato ad un regolamento secondo cui i giudici assegnano il punto a chi colpisce per primo su qualsiasi parte del corpo, con un colpo forte e deciso evitando in tal modo colpi continui e confusi che rovinano l’estetica delle competizioni.

Molto interessanti sono le competizioni interstile, aperte cioè a tutte le discipline che studiano l’utilizzo di armi. Non è raro in questi casi che esperti di kung-fu e kali si trovino a fronteggiarsi sul tatami. Ad Ottobre ad esempio si terrà a palma di Maiorca il Campionato europeo WAO in cui vi saranno incontri di “palo lungo”, (bastone lungo) arma studiata in molti stili di kung-fu.

7. Per gli agonisti è fondamentale il programma di preparazione alla competizione. Come ti alleni per preparare una competizione?

Vero; la preparazione atletica è molto importante. Maneggiare un’arma per diversi minuti, colpire, schivare, difendersi necessitano di essere supportati da un allenamento fisico e tecnico molto simile a quello degli sport da ring come pugilato, kick-boxing ecc. ma utilizzando strumenti diversi come ad esempio copertoni al posto dei sacchi, che non resisterebbero alle bastonate senza lacerarsi. Quindi corsa, piegamenti, trazioni, circuiti, vuoto, passate ai colpitori e sparring.

8. I nostri lettori amano e praticano il Kung Fu, esistono dei punti di contatto tra la tua disciplina e la nostra?

Nonostante i movimenti nel kali non derivino da alcun comportamento animale come succede in molti stili di kung-fu, sono diversi i fattori che legano il kali all’arte marziale cinese. Tanto per iniziare, nel corso dei secoli, la vicinanza geografica dei due paesi asiatici, gli scambi commerciali e le incursioni dei pirati cinesi sulle coste settentrionali delle Filippine hanno influenzato le rispettive culture marziali. Influenza reciproca che continua ancora oggi se consideriamo che molte palestre di wing-tsun e kung-fu abbinano alle loro lezioni l’insegnamento dell’eskrima di Rene Latosa e Bill Newman.

Lo scambio di conoscenze tecniche e l’amicizia tra Bruce Lee e Dan Inosanto è un esempio lampante di evoluzione delle arti marziali, grazie alla quale entrambi hanno perfezionato i propri stili, influenzandosi a vicenda.

Un altro esempio di stile filippino che racchiude in sé l’esperienze marziali derivanti dalla Cina è il Lapunti arnis de Abanico di Filemon Caburnay e Johnny Chiuten, maestro cino-filippino esperto di eskrima, Shaolin kung-fu, tai-chi (stile yang e chen) e allievo diretto del leggendario maestro Lao Kim, massimo esponente del Hong Cha, stile di kung-fu originario del Sud della Cina conosciuto anche come “sistema del drago e della tigre”, simile al più famoso hung-gen o hung-chen. Caratteristica specifica del Lapunti arnis de Abanico è infatti il “passo a gambe incrociate” tipico del kung-fu di Lao-Kim.

Da un punto di vista tecnico, ulteriori punti di contatto con il kung-fu, comuni a tutti gli stili di arti marziali filippine, sono gli esercizi di fluidità e sensibilità, chiamati hubud-lubud (letteralmente legare e slegare) assimilabili al Chi-sao del Wing-chun ed il footwork a triangolo, di chiara derivazione filippina.

Così come le movenze del sinawali, cioè le tecniche con due armi, ricordano l’utilizzo del nunchaku e dei coltelli a farfalla cinesi (da non confondere con il balisong, il coltello a farfalla filippino).

Per concludere, potrei dire che tutti i valori alla base delle arti marziali, come il rispetto dell’avversario, la disciplina, lo spirito di sacrificio, l’umiltà, la scoperta di se stesso e dei propri limiti rappresentano il punto di contatto che lega tutti gli artisti marziali e quindi anche kali e kung-fu.

9. Come influisce l’arte marziale nella tua vita?

Il kali influenza tutti gli aspetti della mia vita e non parlo solo del tempo trascorso in palestra o degli appuntamenti agonistici. Conoscere un’arte marziale, sia essa kali o kung-fu, significa condividere una serie di valori etici e morali, avere consapevolezza di se stesso e delle proprie possibilità, conoscere il proprio corpo e la propria mente. Dedizione e impegno aumentano la fiducia in se stessi. Rispettare un codice di condotta ti guida nei rapporti con gli altri, nella risoluzione dei problemi, nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Specialmente a lavoro, quando si gestiscono in prima persona uomini, mezzi e materiali, coerenza ed educazione diventano il perno su cui ruota l’attività di un gruppo.

10. In questo periodo storico, nel mondo del Kung Fu, è viva la discussione sull’efficacia delle arti marziali tradizionali in ambito di difesa personale. Qual è il tuo punto di vista?

Bisogna partire dal presupposto che, nel mondo, gli esperti di arti marziali, siano esse tradizionali o non, sono una ristretta minoranza rispetto al resto degli individui quindi saper applicare delle tecniche di difesa, in caso di aggressione, rapina o altro, sebbene non assicuri la certezza di cavarsela, offre sicuramente delle possibilità in più rispetto ad un profano di arti marziali.

Detto questo, è importante capire la differenza tra un’arte marziale e un sistema di difesa personale. Nel primo caso si impara, dopo anni e anni di fatica ed impegno, a combattere in qualsiasi situazione e a qualsivoglia condizione, si aumenta la prestanza fisica e la potenza dei colpi, si perfezionano i riflessi, la percezione della distanza di combattimento e l’autocontrollo; nel secondo caso si imparano, in breve tempo, delle tecniche da eseguire automaticamente in base a delle “situazioni tipo” che possono essere l’attacco frontale, la presa al collo, la rapina al bancomat ecc.

La realtà però è caratterizzata da infinite variabili ed è praticamente impossibile racchiuderle tutte in un numero finito di tecniche. In aggiunta, un artista marziale affronta persone esperte (ecco che riappare l’importanza dell’offesa prima della difesa) mentre nella difesa personale chi attacca non ha alcuna conoscenza tecnica. Quindi, per rispondere alla domanda, le arti marziali tradizionali se applicate correttamente possono essere molto efficaci in situazioni di difesa personale.

A riguardo, il Kali Istukada Miranda System è un’arte marziale atipica perché, benché gelosa di un’antica tradizione familiare, vanta un metodo di insegnamento in continua evoluzione, che adatta ad esempio le tecniche di lotta armata alla crescente diffusione delle MMA in Italia e nel mondo, permettendo ai suoi praticanti di affrontare qualsiasi avversario e competere in qualsiasi sport da combattimento.

 

KungFuLife, N.4 / 9 Luglio 2012

 

Kung Fu Life - Intervista esclusiva ad Andrea Rollo, campione mondiale di kali filippin0

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23 Giu, 2016

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